4 giugno 2011

_.-:°{La Morte Della Luce Perpetua}°:-._

Nell’antro di perenne paura,
avanzi attenta a passi lesti
e come la notte più oscura
a calare via tu t’appresti.

S
enti il caldo e tetro terrore
che in fretta ad urlare t’induce
vedendo in quel campo l’orrore
di una fioca luce che non produce.

E
d allora poi fuggi lontano via
in quel labirintico pensiero
della tua mente stanca e malata.

C
ome quando in mare sei in balia
del vento e del tuo vecchio veliero,
capisci che oramai sei rassegnata.

2003 - Fabrizio Bentivoglio

_.-:°{La Dama E L’Infinito Vuoto}°:-._

Eterna armonia di volti e sorrisi,

rumorosa dolcezza su lieti visi,

ombre lucenti portate dal vento,

come illuminato è l’animo spento.

Occhi violacei che mai perdonano,

come candele consumate non curano,

d’accompagnare scritti avvolti nel buio,

tra lamenti ciechi e speranzoso subbuglio.

Tristezza e felicità si sposano,

miscelandosi col dolore riposano

attendendo il momento propizio.

 Ed ora come un uomo sul precipizio,

si decide se continuare l’odiata vita

oramai sfinita e da noi già smarrita .

2003 - Fabrizio Bentivoglio

_.-:°{Il Vagabondo}°:-._

Il posto vuoto …grande desolazione…
il rumore il vociare solo immaginazione,
forse mi manca la mia gilda di bardi,
mi mancano i giullari così bastardi,
mi manca il dolce suono dei musicisti
e l’arte immensa degli illuminati artisti,
e perché no la bravura dei Teatranti
che con recite divertivano gli astanti.

Eh si come un grande circo vagabondo
presente interamente in tutto il mondo
noi intrattenitori siamo importanti
ma non ne facciamo così tanti vanti,
invece dimostriamo la nostra gratitudine
tra sorrisi ,poesie e tanta beatitudine.
Grande vita quella della Solitudine,

si può esser Piuma,come si è Incudine

2003 - Fabrizio Bentivoglio

_.-:°{Il Senso Di Una Vita Spezzata}°:-._

La nascita sofferta,
due bambini gemelli,
un sorriso dei più belli,
dono di una vita incerta.

Il silenzio,cade una rosa,
la guerra,l`incendio.
Una donna,gran dispendio
d`energia che lei non osa.

Un gioco rotto,bruciato,
un unico pianto disperato,
case bruciano all`operato
del foco ardente celato.

Una matrigna,due gemelli,
assassina della madre,
neri cavalieri come fratelli,
caos come fiero padre.

Il tempo passa,una rosa cresce,
l`odio passa,il rancore esce.
Solo follia ed un canto spezzato,
su quel falcetto ormai levato.

Di nuovo silenzio,seducente,
in quel di pazzia frangente.
Due bambini,due vite rovinate,
due assassini con le mani legate.

Ed ora il vuoto,come la bufera,
dopo essa solo tranquillità,
ma un senso di disagio la sera,
perdendo come la rosa,felicità.

Un urlo,una corda spezzata,
un filo rotto da un pugnale.
Una vita interrota,frantumata,
un bambino morto sul davanzale.

Morte attorno ad essa esce,
caos,follia,falce che mai cadrà,
una lacrima dannata cresce,
finchè non ricascherà.

Una vita,una morte,
tante vie della sorte,
altre vite cadono a terra,
altre sono ancora in guerra.

Ancora un canto,poi un urlo,
il tempo passa e fa lo burlo.
La bimba cresce e fa rumore,
scorda il passato e l`amore.

La bimba scrive per ironia,
su questa pergamena levigata,
ma il vuoto,vuol che ci sia,
dentro me, la Lacrima Dannata.
 
2003 - Fabrizio Bentivoglio

3 giugno 2011

_.-:°{E Fatte Na Risata}°:-._

Ma si ma su ma no ma dai!

cosa te ridi me dirai!
beh rido della gente
caccio ‘a lingua fuori
e sputo veleno come’n serpente,
ammalio da regina de cori.

E poi me chiedono quasi stanchi
perchè me tremano li fianchi!
So le risate che me sto a fa
a guardà sta gente inetta
che mira e rimira mentre sta
pe trasferisse in una bottiglietta.

Ahahahha disse lei ridendo
uhuhuh disse lui risponnendo,
ihihihi disse l`asino ar bue,
ohohoh rubanno ‘e bacche sue.

Ma eheheh ‘o dico solo io,
poichè è’n privilegio tutto mio.
E allora rido della stortezza
che ‘a gente prega co certezza.

Ah eh ih oh uh so le parole
pe nun trovatte co le suole
de quarcun altro in testa,

ed evità che ne faccia festa!
E vabbè finisco sto sonetto,
con un semplice gagliardetto:

PRENDETE E RIDETENE TUTTI GENTE
QUESTO ER SORRISO CHE VE CONTORCE ‘A MENTE.

2003 - Fabrizio Bentivoglio

2 giugno 2011

_.-:°{Dolore}°:-._

Lacrime di sangue nero 
scendono lente da occhi,
  che decidono il vero del tempo,
dei rintocchi.  
Piccoli cristalli sono, 
trasparenti ma letali 
per chi da tempo orsono 
desiderava aver ali.  
Bambini che innocenti  
disegnavan con tempere 
angeli buoni e belli.  
Ed or pieni di lamenti 
  scrivono su le lettere, 
le lor lacrime ribelli. 
2003 - Fabrizio Bentivoglio

_.-:°{Bambole}°:-._

Bambole di pezza che rimangon tali
non saggiano ne le erbe ne sali,
non odono nulla e non dicon cosa,
nessuna parola sulle labbra rosa.

S
olo una smorfia di felicità,
di pianto o di una semplice bontà,
che non rispecchia il loro animo,
ed io ad osservarle `sì,lagrimo.

D
estino crudele quello di loro,
nate per il soffrire e per giocare
in mano dei bambini lacrimanti.

V
estitino blu e cappellino d`oro,
non posson morire o`lmeno amare
così non son defunti ne son amanti.


2003 - Fabrizio Bentivoglio 

1 giugno 2011

_.-:°{Testamento di un poeta}°:-._

Sono costretto a scrivervi
per augurarvi di non vedermi
ridotto come se fosser servi,
la mia Rabbia e il mio Perdermi.

Sento il filo che si spezza,
l`ultimo rintocco dell`era,
lo scheggiarsi della grezza
pietra,quale il cuor bufera.

Lenta la vita,
stretto il sentiero,
da noi perseguita
uccidendo il pensiero.

Lascio le mani a chi le stringe,
a chi ha agognato di baciarle 
senza che il labbro si tinge
di parole per poter amarle.

La mia piuma,triste e irriverente
la regalo invece al mio scrittoio,
sempre uniti nell`abbraccio latente,
ma sempre divisi dal sottile foglio.

Lenta la vita,
stretto il sentiero,
da noi perseguita
uccidendo il pensiero.

A te ,Ombra mia, lascio il mio sguardo,
che sempre hai temuto ed anche sognato,
lascio il volto della maschera da bardo,
dal cuore fragile e oscuro tormentato.

Alla mia maschera invece,lascio il sorriso,
invidioso d`esser celato dal suo dipinto,
che possa finalmente sfoggiare il suo viso
tramutato in carne ma mai estinto.

Lenta la vita,
stretto il sentiero,
da noi perseguita
uccidendo il pensiero.

Gli occhi, sentori di malvagità,
li lascerò vagare nel mare,
o seguire il Vento,loro metà,
sentendoli debolmente sussurrare.

L`anima invece la dono al Diavolo,
che tanto freme di stringerla
tra le mani,seduto su quel tavolo
apparecchiato,pronto per mangiarla.

Lenta la vita,
stretto il sentiero,
da noi perseguita
uccidendo il pensiero.

Il cuore invece lo lascio al tempo
che possa levigare la dura pietra,
formata in quest`anni di stento,
da amori sonati con la cetra.

Ed infine la mia maledetta Poesia
la pongo in una prigione di vetro,
poichè nessun è degno della malinconia
che sa donar la Maschera e chi v`è dietro.

Lenta la vita,
stretto il sentiero,
da noi perseguita
uccidendo il pensiero.

Lascio ogni speranza al Mondo intiero,
ogni lacrima dal cielo,sia un mio pensiero

2004 - Fabrizio Bentivoglio

29 maggio 2011

_.-:°{Maschere}°:-._


Mi soffermavo oggi a pensare
su cosa significhi la vita
nel suo lungo camminare,
appare già svanita.

Ma poi guardai la maschera mia,
insanguinata di quel poco
per far capir che sia
sbagliata per loco.

Ebbene siamo Maschere,solo esse,
unite ad un volto non nostro,
parliamo parole professe
col capo prostro.

Siamo attori inutili e costretti
a viver la rappresentazione,
come invisibili spettri
senza costernazione.

Maschere tristi o felici sorridenti,
che sul palco recitano la parte,
stringono i loro denti,
amando poi l`arte.

Maschere insicure del loro esser vive,
a stento coscenti d`esser fantocci,
a volte riescon ad esser recidive
ed ecco che vanno a raccoglier i cocci.

Si perchè chiunque tentasse di fuggire,
il regista,colui che non si nomina,
ogni nostro tentativo di perire,
con un gesto lui lo sgomina.

Costretti,costretti solo a recitare,
in questo palco a noi non congeniale,
costretti a tenere un sorriso finto,
come colui che in volto ce l`ha dipinto.

Alcuni individui riescono,
a togliere questa maschera maledetta,
e poi non so come escono,
da quella Follia emotiva infetta.

Maschere, su statue di cera create,
amate,ferite,martoriate e poi odiate.
Maschere bianche,senza sangue,nere,
maschere inermi,bugiarde e sincere.

Ecco cosa siamo noi tutti,
semplici e odiosi burattini 
alcuni di noi anche brutti
tranne quei graziosi bambini.

Forse sono liberi solo loro,
i bambini,che non conoscono oro,
che non conosco invidia,ne peccato,
che non uccidono,non amano l`indemoniato.

Allora mi viene da dire:
la maschera siamo noi stessi,
andiamo ad additare gli altri e a ridire,
ma in realtà la maschera siamo noi fessi.

La maschera non è un oggetto ,
nel qual nascondere il peccato,
la maschera vera è un affetto,
che a noi tutti è mancato.

Perchè quindi non ce ne liberiamo?
ad alcuni fa comodo,ad altri piace,
poi noi pentiti di buttarla cerchiamo,
un sordo rumore,un tonfo,tutto tace.

Una volta che le maschere si creano,
non si possono più togliere.
Gli animi di essa invaghiti scemano
attendendo il momento da cogliere.

Ivi il quesito che volevo presentarvi:
La maschera è un qualcosa di divino?
o è una barriera nel quale ripararvi,
quando commettete errori da bambino?

La maschera, si anche io lo sono,
e recito su questo palco,con i miei attori,
ma oramai lo faccio da 17 anni orsono,
e non ho pentimenti ne malumori.

Attendo solo di conoscere il Regista,
magari l`ho incrociato anche di vista,
ma credo sia superfluo farvi notare,
che nessuno ha mai visto il suo perfidiare.

2004 - Fabrizio Bentivoglio